Situato nell'Africa centrale, il Camerun si estende dal golfo di Guinea fino alla sponda meridionale del lago Ciad.
Le diverse popolazioni che vi abitano, creano una grande varietà etnico culturale e religiosa.
Accanto ai Douala, Bamileke, Peul, Bulu, ci sono minoranze come i Pigmei, che da secoli vivono nella foresta del centro sud.

Ormai lontani dalla città non incontriamo molto traffico, gli unici mezzi che si vedono, sono camion carichi di grossi tronchi strappati selvaggiamente alla foresta. Inizia così il nostro viaggio verso il villaggio di Zoulabot dove vivono alcune famiglie di pigmei Baka.
    Dopo una giornata di viaggio, arriviamo al villaggio di Zoulabot, il mio compagno mi spiega che la nostra vettura con il suo carico di rifornimenti, medicine e altro, è l'unico aiuto sul quale possono contare i Pigmei Baka, l'accoglienza festosa ne è la conferma.

Pigmei Baka,
un popolo da salvare

I Pigmei sono circa 10.000 in tutta la provincia sud del Camerun, il cambiamento del loro abitat naturale per la deforestazione selvaggia, la conseguente scarsità di animali da cacciare e i governi, preoccupati per la sicurezza dei loro confini, obbligano i Pigmei ad abbandonare la foresta e a stabilirsi in maniera stanziale lungo le piste.
     Questo cambiamento forzato di abitudini secolari e la difficile integrazione con altre popolazioni, sono causa di grossi problemi sociali e culturali.

Nasce nel 1990 il progetto Baka, Padre Sergio Janeselli, missionario della Congregazione della Immacolata Concezione, in collaborazione con l'associazione volontari Dokita, dà vita a un programma agricolo, educativo e sanitario che coinvolge la popolazione pigmea allo scopo di facilitare l'inserimento nei nuovi luoghi mantenendo la loro autonomia, identità e cultura.     

La costruzione di pozzi per l'acqua potabile, la pulizia dei villaggi e l'igiene personale, sono fondamentali per la prevenzione delle malattie più diffuse quali il tifo, il colera, la dissenteria, tuttora ancora causa di decessi per i più deboli e i bambini, come dimostra l'alto tasso di mortalità infantile riscontrato.

Dopo ripetuti tentativi da parte dei missionari, si è riusciti a fare comprendere ai Baka che vivendo ai margini della foresta non si può più avere la garanzia di sopravvivenza, la raccolta di piante spontanee è troppo incerta bisogna quindi creare delle coltivazioni alternative che con la loro continuità assicurino l'indipendenza alimentare.

Lasciamo Zoulabot e proseguiamo in direzione sud est verso Ambalam per prendere contatti e allargare l'opera di aiuto a nuovi villaggi. La strada è spesso interrotta da alberi che consumati dal tempo e l'umidità cadono improvvisamente. Lo stato d'animo è un misto di curiosità e preoccupazione, anche la guida che mai prima d'ora si era inoltrata in questa zona non conosce la condizione della strada, ci conforta vedere ogni tanto tracce di ruote lasciate da altri mezzi prima di noi.

Il crollo di un ponte ci costringe ad abbandonare l'auto e con essa buona parte delle provviste, prendiamo l'indispensabile e proseguiamo a piedi immersi nella grandezza della foresta, circondati da una calma apparente tra rumori indefiniti e sconosciuti.
    Al termine di una lunga giornata di marcia, arriviamo alla nostra meta, a prima vista il villaggio sembra quasi deserto, di guardia alle abitazioni troviamo solo anziani e bambini, mentre tutti gli altri abitanti sono occupati a svolgere le loro attività nella foresta.

Continua...